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Il dottor House, uno spirito religioso alla ricerca della verità

di Carlo Bellieni*
                     
ROMA, mercoledì, 2 settembre 2009 (ZENIT.org).- Molti siti sul web si sono occupati della nostra lettura del fenomeno “House MD”, su cui abbiamo recentemente scritto un breve saggio (House MD: follia e fascino di un cult movie. Cantagalli ed). Anche sul sito dell’American “Journal of Bioethics”, una delle maggiori riviste mondiali di bioetica, se ne parla stupiti, in un articolo (“Dr House is pro-life? Just ask the Vatican”) che così sostiene: “Per il suo rude comportamento, per lo sbraitare ai pazienti, scherzare su chiunque, prendere scorciatoie per fare di tutto per salvare un paziente, e per il suo mantra Tutti mentono, è da escludere che House rientri in una cultura pro-life”[1].

In realtà, nell’articolo dell’Osservatore Romano cui il sito di bioetica si riferisce, non parliamo di un House pro-life (House flirta troppo - spiegavamo - con l’idea di aborto o di eutanasia per annoverarlo tra i pro-life), ma di un livello di House ancora più profondo: l’House religioso e vale la pena di fare una riflessione sproprio su questo fraintendimento.

Come è possibile che House sia religioso, se si dichiara quasi sempre ateo? Come è possibile, se è spesso rude e cattivo? Ecco, domandarsi questo significa non capire cosa è il senso religioso, che non è roba “da buoni”, ma paradossalmente è proprio “roba da cattivi” (il cristiano è invitato sempre a riconoscere - e non formalmente! - di essere più peccatore degli altri).

Questo non è “giustificazionismo” degli errori, ma solo ricordare che il senso religioso è nel cuore di tutti e che certi atteggiamenti lo mostrano chiaramente. Il senso religioso di House è cercare la verità sapendo che una verità c’è e che non è tutto relativo e fatuo. E da questa inquietudine trapelano segni chiari del fatto religioso.

Non a caso House cerca in un episodio di darsi la morte per “vedere” cosa c’è dopo la vita terrena, non a caso fa lunghe chiacchierate con suore o preti, va in Chiesa alla messa di Natale, e cerca disperatamente la verità dei casi che ha di fronte, proprio per la certezza che la verità esiste (mentre la cultura attuale ci insegna che la verità non c’è), e afferma, di fronte ad una bellissima ragazza: “Un corpo così lo può aver scolpito solo Dio” (e all’obiezione “Ma non eri ateo?” risponde: “Si cambia idea”).

Non a caso Chase, l’assistente di House, si riavvicina alla fede, non a caso House dirà frasi del tipo “Ogni vita ha delle qualità” – contraddicendo il culto della “qualità della vita” – e anche: “Serve essere religiosi per riconoscere che un feto è vita?”; e lo vedremo lasciarsi simpaticamente beffare da una ragazza che rappresenta la Vergine in un Presepio vivente.

Non ci stupisce che la cultura di oggi confonda il buono col religioso: si crede che il senso religioso sia un fatto da anime pie e predestinate all’ascesi. Cioè un fatto per pochi che vivono in una dimensione diversa da quella delle persone comuni. House può anche non essere pro-life (cioè “buono”) ed essere in cuor suo religioso, perché il senso religioso non è altro che questo: la certezza che da qualche parte la verità c’è e il desiderio di trovarla. E non è affascinato da una mera curiosità, perché la curiosità non cerca la verità, ama qualcosa che già si è immaginato.

D’altronde dobbiamo dire per onor di verità che tanti segni cosiddetti “pro-life” emergono nella serie TV, dalla manina del feto che sfiora la sua e gli impone di iniziare a chiamarlo “bambino”, ai giudizi contro la droga (paradossali in un tossicodipendente, ma non dimentichiamo che prende stupefacenti non per “fare un viaggio”, ma per vincere il dolore) o all’ironia sulla fecondazione eterologa.

Il libro che abbiamo scritto non è fatto per  “arruolare” House, nessuno ne sente il bisogno, ma per spiegare cosa significa davvero il termine “religioso”, dato che quasi nessuno lo sa più.

Chi lo sapeva bene era paradossalmente proprio chi aborriva la religione: Friederich Nietzsche, proprio perché aveva capito che la religione è fondamentale per l’uomo proprio come la scienza (e infatti ne “La Gaia Scienza” le biasima entrambe proprio perché si basano sulla certezza che la verità c‘è e va cercata).

La ricerca della verità è il primo passo di uno spirito religioso; il passo successivo è la “mendicanza”, cioè la domanda, e anche di questa troviamo segni chiari in House, magari espressa verso pazienti o verso dei sacerdoti, che capiscono e spiegano che House li provoca proprio per essere sconfitto.

La cultura attuale “postmoderna” invece insegna che la verità non esiste, è inutile cercarla, tantomeno domandarla; che anche la scienza deve cedere le armi di fronte al soggettivismo (quello per cui se non mi fa comodo certi esseri umani non sono persone, in barba a tutta l’evidenza scientifica).

Perciò, viva House! Viva lo spirito inquieto che, come nella puntata n. 15 della serie 5 (titolo: “Infedele”), distrugge i cliché costruiti contro i preti della Chiesa cattolica arrivando ad un forte lirismo e ad una potenza mistica. House è lontano dalla visione pro-life, ma è capace di stupore, di riconoscere la verità quando l’incontra; e se ce la fa lui, è possibile anche per noi.

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*Il dott. Carlo Bellieni è dirigente del Dipartimento di Terapia intensiva neonatale del Policlinico universitario "Le Scotte" di Siena e membro della Pontificia Accademia Pro Vita.



[1] For all of his callous attitude, barking at patients, pranks on everyone he knows, cutting corners at every chance to do anything to save a patient, and his mantra "Everybody lies", it turns out that House ultimately fits right into a culture supporting the preservation of life.

 

 

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