Venerdì, Marzo 29, 2024
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Così San Francesco inventò il presepe |
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Come vuole la tradizione, il primo presepe della cristianità venne allestito nel 1223 in quel di Greccio, nell’alto Lazio, grazie all’iniziativa di san Francesco d’Assisi e nelle forme di una sacra rappresentazione “vivente”, ed ebbe il merito di diffondere a livello popolare la devozione betlemita codificando quegli elementi che noi stessi, oggi, consideriamo irrinunciabili nei nostri presepi domestici rispolverati ad ogni Avvento.
Ce lo racconta la Legenda maior di Bonaventura da Bagnoregio (X, 7), a mo’ di didascalia del tredicesimo dei ventotto affreschi giotteschi nella basilica di Assisi ispirati ad altrettanti episodi della vita del Santo: «il beato Francesco, in memoria del Natale di Cristo, ordinò che si apprestasse il presepe, che si portasse il fieno, che si conducessero un bue e un asino, indi predicò sulla nascita del Re povero e, mentre il santo uomo teneva la sua orazione, un cavaliere scorse il [vero] Gesù bambino in luogo di quello che il santo aveva portato».
Giotto (e aiuti) ? Il presepe di Greccio affresco dalle Storie di san Francesco, 1295-97/1299
Assisi, basilica superiore.
Da quel momento in poi, ogni anno, l’evento venne rievocato come spettacolo liturgico all’interno della basilica di Assisi. E qui, alla testimonianza letteraria di Bonaventura, si aggiunge quella iconografica di Giotto, che lo trasforma in un fatto di cronaca di tardo Duecento con la vivacità tipica degli spaccati di vita contemporanea: ambientato all’interno della chiesa del castello di Greccio, l’episodio miracoloso – che avviene nella zona presbiteriale in prossimità del ciborio – aggrega intorno a sé e in relazione alle architetture numerosi personaggi raccolti in tre nuclei. Due gruppi di astanti all’interno del presbiterio, tra cui spiccano i deliziosi frati cantori, e le donne incuriosite dall’evento che si accalcano al di là dell’iconostasi, diaframma obbligato di separazione dalla navata prima della riforma tridentina. Un oltre dotato di profondità e spazio, se vogliamo credere al pulpito e al grande crocifisso che si protendono lì dove il nostro sguardo non può arrivare.
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